Come ci raccontava Alessandro Redirossi sull’Inchiesta di qualche giorno fa, la Giunta Ottaviani sembra voler riaprire la vicenda delle concessioni edilizie nell’area prospiciente le Terme Romane, e perseverare così nella ormai tradizionale frenesia cementificatrice della città. Per il 29 di giugno è stato convocato il consiglio comunale, con il consueto trucco della seconda convocazione per evitare alla maggioranza di contarsi davvero, durante il quale si discuterà, appunto, anche di tali scellerate concessioni.
Non è facile giustificare questa sorta di coazione a ripetere da parte degli amministratori, poiché la realtà circostante dovrebbe indurli in ben altra direzione. Infatti, abbiamo visto il sindaco Ottaviani apparire in televisione qualche tempo fa, ripreso sotto quel palazzo in Viale Roma costruito sull’anfiteatro romano, mentre il giornalista affianco a lui descriveva, a tutti gli italiani, l’assurdità di averlo lasciato costruire. Una situazione piuttosto imbarazzante per ogni ciociaro. Ovviamente, quello scempio non è una sua responsabilità, essendo avvenuto anni addietro; ma il suo imbarazzo era reale e giustificato, e rappresentava l’imbarazzo di tutti noi. Avremmo pensato cha da quell’amara lezione fosse venuto un salutare insegnamento, cioè che nessuno di noi dovesse più consentire una vergogna del genere; invece, la frenesia cementificatrice e la coazione a ripetere, evidentemente, agli insegnamenti non lasciano alcuno spazio.
Ma, non bastando l’imbarazzo, vi sarebbero altre considerazioni a sconsigliare di procedere nella direzione sbagliata.
Svuotamento del centro storico. La provincia di Frosinone ha vissuto negli ultimi decenni un fenomeno di disgregazione urbanistica che ha portato allo “scivolamento” progressivo verso valle dei centri abitati, con conseguente svuotamento dei centri storici e imbrattamento delle campagne con case e casupole sparse in ogni dove. Ciò ha comportato, oltre ad enormi costi per le opere di neo-urbanizzazione (strade, gas, telefono, acqua, corrente elettrica…), anche un’ulteriore disgregazione sociale e amministrativa, in un territorio, dove già in partenza sussistevano comuni anche con poche centinaia di abitanti. A Frosinone, in modo particolare, tale fenomeno ha prodotto, nella parte bassa, una città architettonicamente anarchica, dal traffico invivibile, inquinata come poche, esteticamente alquanto discutibile e, ovviamente, lo svuotamento del suo centro storico. Consentire la costruzione di nuovi palazzi, in prossimità delle Terme Romane recentemente rinvenute, senza aver verificato l’esatta estensione di quel sito archeologico, in una città con migliaia di vani sfitti nella parte alta e nella parte bassa, ci appare, quindi, completamente fuori da ogni sana logica amministrativa.
La questione archeologica. I ritrovamenti archeologici più o meno recenti, a Frosinone e non solo, fanno di questa nostra terra un polo di notevole importanza, a sentire gli esperti. Le amministrazioni di Aquino e Piedimonte San Germano stanno profondendo grandi energie per far emergere e valorizzare Aquinum, città romana che avrebbe un’estensione potenziale tre volte Pompei. A Frosinone, invece, ogni ritrovamento si trasforma in una specie di calamità, tanto da destare allarmi; la città capoluogo, che dovrebbe fornire il buon esempio a tutti gli altri, non riesce neanche a seguire l’esempio altrui. Inoltre, in occasione dell’ultimo importante ritrovamento, il Cittadino Volsco, abbiamo potuto constatare quanto esso abbia significato per moltissimi cittadini frusinati, che con entusiasmo si sono battuti efficacemente perché fosse preservato e valorizzato, e fosse ampliata, come da progetti e stanziamenti già previsti, la sua degna dimora: il Museo Archeologico Comunale. Insomma, riteniamo che non solo quei ritrovamenti non costituiscano un impedimento, ma che siano, per la città, un’opportunità vera per cambiare; poiché la città non può cambiare, se l’unica idea che viene in mente ai privati facoltosi e agli amministratori, è continuare a costruire palazzi. Essa ha bisogno di ben altro, e di ben latra natura.
Associazionismo. In ogni caso, vorremmo far notare che negli ultimi anni si è sviluppato un associazionismo, non solo a Frosinone città, che potremmo definire di qualità. Non siamo più di fronte alle squinternate associazioni di una volta, che blateravano, strillavano anche, ma non riuscivano mai ad arrivare al punto; quelle di oggi sanno cosa fare, contengono esperienze mature, competenze amministrative e legali, conoscenza delle procedure, ampia cultura di base, forte capacità organizzativa e ottimi strumenti per influire efficacemente sull’opinione pubblica. Personalmente, pensiamo che il prossimo passo da compiere sia spostare l’attenzione dall’ambito cittadino a quello provinciale anche sulla questione archeologica, come già accaduto su altri temi, per far sentire sempre più forte e sempre più in profondità la propria voce. Comunque sia, dovrebbe essere una realtà da tenere nella massima considerazione.
In conclusione, pensiamo che non si possa far finta di niente e passare sopra tutto questo impunemente, come accaduto spessissimo in passato; specialmente dopo l’ingresso del Frosinone in serie A, condizione in cui ogni azione amministrativa sarà posta sotto mille riflettori; è un “lusso” che non possiamo più consentirci. Una qualsiasi decisione scriteriata, quindi, creerebbe danni inestimabili alla città e al territorio, e porterebbe senz’altro all’attivazione di un contenzioso senza fine da parte delle associazioni, sia in sede amministrativa sia giudiziale, oltre che a un corale atto d’accusa e di condanna senz’appello da parte dei cittadini. Il 29 di giugno, perciò, si discuta dell’interesse della città, e si metta da parte tutto ciò che invece vi va contro. Lo scempio di Viale Roma non può ripetersi.
E non si ripeterà.

Frosinone 22 giugno 2015

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