Lo scavo

Planimetria generale dell'impianto termale

A poca distanza, in un terreno nelle immediate vicinanze dell’antico percorso della Via Latina, nei pressi di piazza De Matthaeis, è stato scoperto nel 2007 un vasto settore di un impianto termale.

Le indagini hanno portato alla luce anche alcune strutture murarie relative ad un contesto mediotardorepubblicano, individuate in due aree distinte.

A nord è stato rinvenuto parte di un ambiente orientato nord/nor-est sud/sud-ovest delimitato da murature a secco costituite da pietre calcaree appena sbozzate, frammenti di laterizi, di dolia e terra argillosa come legante, base probabilmente di alzato in opus craticium, cui era associato un dolio privo dell’orlo, interrato all’esterno, del diametro di cm.97 e conservato dal fondo per un altezza di cm.70. Il vano, verosibilmente parte di un piccolo insediamento rustico, è inquadrabile cronologicamente, considerata la ceramica associata (prevalentemente recipienti a vernice nera e olle in ceramica comune da fuorco) fra il II ed il I secolo a.C.

Nell’area 17 sono state individuate diverse strutture murarie non in connessione fra loro che, trovandosi al margine dello scavo sono state indagate solo parzialmente.

La prima struttura emersa in questa zona, coperta in parte dalla fogna moderna, orientata nord/nord-est/sud-ovest, è costituita da blocchi di calcare e basalto messi in opra a secco, con frammenti di laterizi. Un altro muro procede per n. 7,00 in senso ovest/nord-ovest est/sud-est, per piegare quindi sa angolo retto e proseguire per m. 1,50 verso nord-est, tagliato ed interrotto dal canale delle terme. Nella costruzione a secco sono stati utilizzati basoli, pietre calcaree sbozzate, frammenti di dolia e di tegole, per un elevato (parziale) che va dai 20 ai 40 cm.

La tecnica utilizzata per l’estremità orientale di tale muro, ma anche per le altre strutture murarie individuate nell’area 17 , vede l’impiego prevalentemente di frammenti di tegole con qualche pietra calcarea e di dolia, in assenza di malta di calce: uno di questimusi, ad esempio, è costruito prevalentemente da tegole rastremate (lunghe cm.70, larghe cm. 38-49) sovrapposte ad incastro per cm 40 di altezza senza l’ausilio di malta di calce.

Gli scarsi elemeti relativi a quest’area non permettono di ricostruire l’originario assetto planimetrico delle strutture e di definirne la funzionalità, mentre è ben documentato che tali muri furono intercettati e tagliati durante la costruzione dell’impianto idrico di pertinenza del complesso termale, e poi coperti da uno strato di battuto, interpretabile come il piano di caplpistio esterno alle terme, con quota di poco superiore anche alla cresta del suddetto canale.
Fra i reperti associati a queste strutture vi sono frammneti di ceramica e vernice nera, impasto chiaro sabbioso e da fuoco, aghi e spatoline in osso, chiodini di bronzo e una pedina da gioco graffita ricavata da un rescipiente in ceramica a vernice nera.
La tecnica edilizia e i materiali associati riconducono al III-II secolo a.C. mentre la ceramica presente negli strati di oliberazione (invetriata romana e sigillata italica) suggeriscono un abbandono delle strutture già nella prima età imperiale.

Planimetria Catastale

Dalle indagini archeologiche è emersa quindi, come primo dato, un’occupazione dell’area fra il III ed il I secolo a.C., con almeno una struttura abitativa di tipo rustico ed altre di non chiara definizione; uno stanziamento che sembra cessare, almeno in maniera stabile nel primo secolo dell’impero,vista l’assenza di impianti e di materiali ascrivibili a tale periodo.
Nel III secolo d.C., il luogo scelto per erigere il complesso termale era quindi un’area sgombra di costruzioni e le strutture repubblicane intercettate durante l’edificazione furono distrutte o coperte da battuti.
Di fatto, le strutture individuate (ovvero il fronte meridionale e parte del limite occidentale del complesso si estendono su un’area di mq. 500 , ma la superficie complessiva doveva originariamente comprendere vesro nord la zona occupata dallo stabile moderno e dal parcheggio e probabilmnete anche il settore orientale in direzione dell’attuale Via De Matthaeis.

A riguardo, sono indicativi i ritrovamenti avvenuti nel  2000 nell’area nord del fabbricato attuale durante lo scavo de3lla Soprintendenza condotto da Francesca Pompili . Furono infatti individuate diverse strutture murarie analoghe a quelle delle terme ed una rampa basolata in pendenza da sud-ovest verso nord-est, in associazione a materiali ceramici tradoimperiali e monete di Severo Alessandro e Costantino.
E’  verosimile, quindi che tali resti siano da considerare parte delle terme, che avrebbero occupato così una superficie di mq 1500/1800, con ingresso dalla Via Latina tramite il diverticolo basolato.
Oltre alla costruzione dell’edificio moderno negli anni ’50-’60 del  ‘900, che ha determinato la distruzione del settore settentrinale delle terme, la zona è stata oggetto di continue arature, come attestano la quota uniforme di rasatura dei muri e le tracce visibili nella pavimentazione a mosaico, inoltre l’impianto è stato parzialmenete intaccato a sud da una condotta moderna la cui messa in opera ha comportato il danneggiamento di alcune evidenze archeologiche.
Ciò che si è conservato delle strutture termali è quindi sopratutto relativo ai sottoservizi degli ambienti riscaldati (ipocausto o pilae, prefurnium) alle vasche, alle fondazioni e alla rete idrica di drenaggio e smaltimento delle acque. Solo gli ambienti 9 e 16, come nel corridoio 15, i mosaici pavimentali conservano la quota relativa al piano di frequentazione.
Riguardo la tecnica edilizia utilizzata, le strutture murarie sono costituite da cortina in opera laterizia con fette di mattoni su entrambi i lati e nucleo in calcesstruzzo allettato con legante in malta semplice; mentre le fondazioni in calcestruzzo, ove visbili, risultano gettate in cavo libero e composte prevalentemente da ciotoli fluviali, pietrame e qualche frammento di laterizio con malta semplice di colore giallo.

Bollo su bessale di una supspensura del calidario

Le suspensurae dell’ipocausto, alte cm 50 e sisposte su file parallele distanti tra loro cm 30/40, sono costituite da bessali posggiati su un sottopavimento di bipedali allettati in una preparazione di cocciopesto.
Molti di questi laterizi, sia bessali che bipedali ancora in situ, ed altri frammenti rinvenuti negli strati di riempimento, conservano  impresso un bollo (CF? CTF? OF?) del quale non si riscontrano confronti puntuali.
Quanto alle intercapedini parietali, dove sonservate, queste sono ottenute da tegole poste con le alette contro il muro, ma sono stati rinvenuti negli strati di riempimento, anche tabuli a sezione rettangolare. La sistematica spoliazione dei rivestimenti pregiati dell’apparato scultoreo e anche dei laterizi non permette di risalire alle scelte decorative del complesso, che comunque prevedeva l’utilizzo di marmi di vario colore e provenienza, oltreché di pavimentazioni musive, come i frammenti rinvenuti dimostrano.

 

 

SANDRA GATTI
Sovrintendenza per i Beni Archeologici del Lazio

DIANA RAIANO
Sovrintendenza per i Beni Archeologici del Lazio

Testo tratto da:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio

LAZIO E SABINA 6
a cura di Giuseppina Ghini.
Atti del Convegno
Sesto Incontro di Studi sul lazio e la Sabina
Roma 4-6-mazro 2009.
Edizioni Quasar