Le Terme di Frosinone

Le nostre conoscenze sull’antica città di Frosinone sono molto limitate, sia per la mancanza di scavi sistematici, sia, sopratutto, a causa di una incontrollata espansione edilizia avvenuta nei decenni passati, che ha investito sila il centro storico, situato sulla sommità del colle, sia sopratutto la pianura a valle del nucleo più antico, invasa da una edilizia spontanea, spesso abusiva, di carattere abitativo e commerciale.

Tuttavia più recentemente, grazie ad una attenta attività di tutela, soprattutto preventiva, attuata dalla Soprintendenza, e ad una rinnovata sensibilità dell’Amministrazione Comunale che ha fattivamente collaborato anche attraverso il Museo Archeologico Comunale, le conoscenze sulla fase preromana d romana della città che si sono sensibilmente incrementate ed hanno consentito di acquisire nuovi importanti dati.

Se le maggiori novità riguardano la fase volsca, con la scoperta di due necropoli databili al VII-V sec.a.C., alcuni significativi ritrovamenti hanno contribuito alla ricostruzione della vita di Frusino di età repubblicana e imperiale.

Veduta dell’impianto termale

Fra questi uno dei più rilevanti è la scoperta di un impianto termale

, databile tra la fine del III e l’inizio del IV sec.d.C. situato nei pressi di pialla de Matthaeis, prospiciente un tracciato viario antico. Purtroppo del complesso rimane solo una parte, poichè un vasto settore è stato completamente distrutto negli anni ’60 dalla costruzione di un edificio moderno.

La parte indagata, che si estende per circa 750 mq., consiste in 12 ambienti, di cui alcuni conservati solo a livello di fondazione, mentre di altri sono rimasti parte degli alzati delle murature in opera laterizia, vasche rivestite di cocciopesto, pavimenti a mosaico, canalette relative ad un sistema idraulico di canalizzazione delle acque ed impianti di riscaldamento.

In particolare in tre grandi ambienti, di cui uno con abside, è stata portata alla luce la pavimentazione originaria in bipedali sopra la quale si trovano i pilastrini dell’ipocausto, realizzati con bessali sovrapposti, che sostenevano la pavimentazione delle stanze termali: qui circolava l’aria calda proveniente da un contiguo forno che riscaldava gli ambienti, nei quali vanno riconosciuti il tepidarium e/o caldarium.

Particolare del pavimento a mosaico

Più a sud-est è venuto alla luce un ambiente quadrato che conserva parte dell’originaria pavimentazione a mosaico bianco e nero a decorazione geometrica, con fasce suddivise alternativamente in quadrati e rettangoli in cui sono sistemati inserti in marmo.  Adiacente a questo vano si trova una vasca quadrata, con rivestimento di cocciopesto, che in origine doveva essere rifinita di lastre di marmo sul fondo e sulle pareti, che attesatno la ricchezza dell’apparato decorativo.

Particolare pavimento a mosaico “a svastica”

A nord dell’ambiente, inoltre, si trova un corridoio con pavimento a mosaico decorato da motivi “a svastica“, che dava l’accesso ad un altra stanza con pavimento a mosaico: è probabile che si debba riconoscere in questo settore l’area del frigidarium, che doveva estendersi laddove è stato costruito il palazzo moderno , che ha distrutto tutta la parte settentrionale delle terme. Il complesso fu oggetto di restauri e rifacimenti dopo la costruzione ed in seguito, probabilmente già in antico, fu sottoposto ad una pesante spoliazione di materiali pregiati e da costruzione.

Moneta

Fra i materiali rinvenuti spicca il gran numero di monete, per la maggior parte non leggibili, ma di particolare importanza per la datazione dell’edificio risulta una moneta in cui risalta il volto di Diocleziano e la figura dell’imperatore ed della Concordia personificata sul recto, rinvenuta all’interno degli strati di cenere del prefurnio, quindi relativa alla fase di uso delle terme.

L’impossibilità di leggere la struttura nella sua interezza impedisce di comprendere l’impostazione planimetrica e quindi di inquadrare il complesso nell’ambito della evoluzione più generale degli impianti termali di epoca romana, ma la sua estenzione, larticolazione dei vari settori, la ricchezza degli apparati decorativi e, non ultima, l’ubicazione nei pressi della via latina, autorizzano a riconoscere nella struttura un impianto termale di carattere pubblico.

Anfiteatro Romano Frosinone

 

Resta il problema della eventuale connessione con il centro urbano, di difficile risoluzione vista la scarsità dei dati disponibili su Frusino in età imperiale e tardo-antica.
Certo la città appare limitata al confine rappresentato dalla sponda sinistra del Cosa, dove sembrano svilupparsi quartieri abitativi dalla tarda repubblica all’età imperiale e dove, tra la fine del I e gli inzii del II sec. d.C. , viene costruito il piccolo anfiteatro della città, di cui si conservano solo le fondazioni delle concamerazioni di sostegno del settore sudoccidentale, che doveva comunque contenere circa 2000 spettatori.

Viceversa le terme, piuttosto lontane dal vecchio abitato di altura, si pongono in corrispondenza della viabilità principale di lunga percorrenza e di un importante nodo stradale dove si incrociano la via Latina, la strada che da Sora percorre la valle del Liri dirigendosi verso l’Appia e Terracina, ed alcuni tracciati minori per Veroli ed Alatri. Anche la toponomastica, infatti, che designa la località come “Osteria del Passo”, è indicativa in tal senso.

Frosinone, assente nella Tabula Peutingeriana, compare però come luogo di sosta della via Latina nell’ Itinerarium Antonini, posta a VII miglia da Ferentinum e a XIII prima di Fregellanum. Inoltre il passaggio sul Cosa della latina, in corrispondenza dell’attuale ponte della Fontana, dovette rappresentare un punto di guado fondamentale per un tempo lunghissimo, almeno dalla tarda repubblica, fino di certo al XVI secolo, quando Stefano Colonna attraversa il Cosa proprio in quel punto.

la via Latina, del resto, e di conseguenza i centri su di essa gravitandti, ebbero nel tardo impero un ruolo primario nelle comunicazioni fra la Campania e Roma per le precarie condizioni di agibilità della via Appia, non pù oggetto di costanti manutenzioni e soggetta ad impaludamenti.

Da Procopio sappiamo che la Latina, durante le guerre greco-gotiche (535-553), fu utilizzata dalle truppe bizantine e poi da Totila per gli spostamenti da sud a nord e il trasporto delle vettovaglie a Roma, in alternativa alla via marittima da Napoli ai porti di Anzio od Ostia.

Anche se non disponiamo di dati cronologici, cè da chiedersi se l’abbandono e lo smontaggio dell’ edificio termale non possa essere in rapporto con questi eventi. In ogni caso troppo poco sappiamo finora della fase tardo imperiale della città per inquadrare compiutamente l’edificio termale di recente rinvenuto, ma indubbiamente esso costituisce una novità assoluta ed un tassello rilevante per la costruzione dell’antica Frusino in età romana. che,a  aquesto punto andrà rivista e approfondita.

SANDRA GATTI
Sovrintendenza per i Beni Archeologici del Lazio

Testo tratto da:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio

LAZIO E SABINA 6
a cura di Giuseppina Ghini.
Atti del Convegno
“Sesto Incontro di Studi sul lazio e la Sabina”
Roma 4-6-mazro 2009.
Edizioni Quasar