Dossier
Lettera inviata a:
On. Prof. Lorenzo Ornaghi,
Ministro per i Beni e le
Attività Culturali
Sig. Direttore Generale
del Ministero per i Beni e le
Attività Culturali
Al Direttore Generale per le Antichità
del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
via di San Michele 22
00153 Roma
Onorevoli Signori,
nel capoluogo ciociaro, dal dopoguerra ad oggi, si assiste all’aggressione del territorio e alla distruzione di tesori archeologici di inestimabile valore che, se avessero avuto la necessaria e giusta attenzione e considerazione, avrebbero potuto rappresentare la chiave di svolta per una equilibrata gestione del territorio e garantire uno sviluppo razionale e moderno della città, della sua cultura e della sua economia. Abbiamo dovuto assistere, invece, ad uno scempio immane, con il beneplacito dei funzionari degli istituti di tutela, che hanno consentito agli speculatori di erigere palazzi e colare cemento, invadendo strade e piazze senza risparmiare le aree oggetto di importanti ritrovamenti archeologici.Dagli anni ’60, infatti, del secolo scorso in viale Roma, è stato seppellito un anfiteatro romano risalente al I sec. d. C.; in via Giacomo De Matthaeis sono andati distrutti circa 800 mq di terme romane per la costruzione di un edificio destinato, fino a qualche anno fa, a centro pastorale.
Nel 2000 è stata permessa la realizzazione di un parcheggio a raso in via Giacomo De Matthaeis, incompatibile – dichiarava la Soprintendenza ai Beni Archeologici per il Lazio - con i resti ritrovati che consistevano in “una serie di strutture antiche pertinenti a un edificio databile alla prima età imperiale”.
Nel 2007 si permette ancora la costruzione di un altro parcheggio a raso in via Giacomo De Matthaeis, adiacente alle strutture rinvenute nel 2000, per consentire di raggiungere gli standard urbanistici minimi previsti dalla legge, per il cambio di destinazione d’uso dell’ex centro pastorale, acquistato da una società facente capo a una nota e ricca famiglia del capoluogo. La realizzazione del suddetto parcheggio, seppellisce ulteriori 900 mq dell’impianto termale, risalente al III-IV sec. d. C. In questi anni, durante gli scavi eseguiti in varie parti della città, sono stati rinvenuti migliaia di reperti ( in via Vado del Tufo per la costruzione della sede della Questura; in Piazzale de Matthaeis durante i sondaggi per la riqualificazione dell’intera area; in via Aldo Moro presso il cantiere degli Uffici della Regione Lazio; in tutta l’area attualmente interessata dall’iniziativa privata denominata “I Portici”).
Sappiamo per certo che solo una piccolissima parte di essi è stata catalogata ma non conosciamo l’elenco dettagliato dei reperti, i diari di scavo giornalieri, il valore delle scoperte e dei ritrovamenti.
Nessun contatto è stato mai instaurato dalle strutture periferiche delle Istituzioni che Loro dirigono, con le Associazioni e i cittadini, per promuovere insieme una capillare informazione per la conoscenza e la valorizzazione dei resti rinvenuti. Sembra ed ormai è diffusa la convinzione che, il rinvenimento dei reperti e le scoperte archeologiche, siano un fatto privato che deve rimanere circoscritto tra i funzionari delle varie Soprintendenze ed i costruttori che finanziano le campagne di scavi preventivi e retribuiscono lautamente gli archeologici impegnati. Sembra che, inoltre, i ripetuti rinvenimenti invece di rappresentare un’occasione di entusiasmo e di esultanza siano fonte di preoccupazione e di ostacolo alla crescita della città. Questa ipotesi è avvalorata anche da alcune ultime dichiarazioni dei funzionari della Soprintendenza ai Beni Archeologici per il Lazio e dagli amministratori locali, tanto da spingere un cittadino ad indirizzare una lettera aperta alla funzionaria di zona della stessa Soprintendenza. Da circa un anno le associazioni si stanno battendo per difendere dalla speculazione un’area attigua alla villa comunale, di grande interesse ambientale e archeologico, tutelata dal codice dei Beni Culturali ed Ambientali. Un’area sulla quale le complicità istituzionali si intrecciano con le ricerche archeologiche e la speculazione edilizia, senza alcun rispetto, a nostro parere, della legalità e della trasparenza. A tale proposito le Associazioni hanno elaborato il Dossier allegato alla presente. Per tutti questi motivi, si chiede alle Signorie Loro di intervenire con urgenza per arrestare lo scempio in atto.Chiediamo, inoltre, un incontro con le SS. LL. per illustrare i fatti e le ragioni per i quali migliaia di cittadini e centinaia di associazioni si battono per ripristinare la legalità, la trasparenza e la correttezza dei comportamenti delle Istituzioni e dei loro rappresentanti.
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Si invitano i rappresentanti delle Associazioni
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